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«Sarebbe necessario attirare l'attenzione degli studiosi su quanto d'inedito
si conserva di lui tra i manoscritti della Vaticana, dove esiste un materiale
tale che ne consentirebbe la ricostruzione critica, biografica e letteraria»
Giovanni Pelusio, detto Giano (Crotone, 1520 – Roma, 10 febbraio 1600), è stato un presbitero, umanista, poeta, politico e pedagogista italiano. È conosciuto soprattutto per aver pubblicato versi latini indirizzati a Bernardino Telesio, Giovanni Grasso, Francesco Vitale, ecc; inoltre fu molto amico di Berardino Rota, Paolo Manuzio, Giovanni Battista Accursio e del cardinale Guglielmo Sirleto.
Nato a Crotone nel 1520 da Nicolò Pelusio e Angela Messala, ebbe un'infanzia assai tranquilla e agiata. Intraprese inizialmente gli studi a Cosenza insieme a Giovanni Paolo Cesario di Castiglione Cosentino, e poi a San Pietro in Galatina, dove si pensò vi fosse andato per apprendere la lingua greca. Sinceramente vocato, vestì l'abito di chierichetto e si trasferì a Roma, dove continuò i suoi studi, e divenendo così sacerdote.
Su richiesta del cardinale Sirleto, venne inviato a Parma (dove rimarrà per molti anni) quale precettore di Ranuccio e Odoardo Farnese. In quel periodo, però, dovette anche sostenere delle serrate polemiche letterarie con gli intellettuali dell'epoca: un esempio su tutti è quello di Ireneo Affò, famoso storico dell'arte e critico letterario, il quale osò definire Pelusio un «attaccabrighe, sempre in lite con i colleghi letterali di quel tempo». Fece poi ritorno a Roma, dove riprese con maggior intensità i suoi studi.
Morì a Roma il 10 febbraio 1600 e venne seppellito nella chiesa romana di Sant'Eusebio.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 89397259 · ISNI (EN) 0000 0000 6289 4469 · SBN BVEV033986 · BAV 495/185249 · WorldCat Identities (EN) viaf-89397259 |
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