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La Compieta è, nella Liturgia delle ore e nel Breviario, l'ultimo momento di preghiera della giornata, ovvero l'ora che viene dopo i vespri; è così chiamata perché compie le ore canoniche, e si recita prima del riposo notturno.
L'ora comincia con il saluto iniziale "O Dio vieni a salvarmi", al quale segue l'esame di coscienza, concluso dall'"Atto di Dolore", nella recita individuale, o una formula penitenziale comunitaria, come il Confiteor. Dopo l'inno Te lucis ante terminum, si recitano uno o due salmi; nelle solennità si dicono i salmi della domenica rispettivamente dopo i primi e i secondi vespri. I salmi per tutti i giorni con le antifone proprie sono tratti dal salterio. È però consentito recitare sempre l'una o l'altra Compieta domenicale. Quindi una lettura breve tratta dalla Bibbia, e riportata ogni giorno a suo luogo nel salterio, orienta la mente verso la parola di Dio.
Vi è poi il responsorio breve, come nei vespri, che però è uguale per tutti i tempi e i giorni:
Nel tempo di Pasqua si aggiunge ciò che è scritto tra parentesi.
Invece del responsorio breve,
Segue l'elemento più caratteristico di questa preghiera: il Nunc dimittis ("Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace..."; Luca 2,29-32), cioè il Cantico di Simeone. Esso è preceduto e seguito dalla propria antifona: "Nella veglia salvaci, Signore, nel sonno non ci abbandonare, il cuore vegli con Cristo e il corpo riposi nella pace" (nel tempo di Pasqua si aggiunge: Alleluia).
L'espressione che usa il breviario latino per questa ora è ad completorium, che significa "alla chiusura", "al compimento", "alla conclusione" e di cui "Compieta" è la resa in volgare.
Questa è la forma in cui si presenta l'ora canonica nel Breviario Romano dalla prima edizione di papa Pio V nel 1588 all'ultima di papa Giovanni XXIII nel 1960:
La Compieta è l'unica ora in cui, ad eccezione dell'Antifona mariana e di qualche Alleluia aggiunto a Pasqua, nulla cambia né a seconda del tempo né della festa eventualmente celebrata.
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